MERCURIUS PRIZE IN ARRIVO PER IL FILM “UN MILIONE DI GRANELLI DI SABBIA” DI ANDREA DEAGLIO
18 OTTOBRE ORE 20 | CINEMA BELTRADE – MILANO
Sarà una proiezione speciale al cinema Beltrade di Milano (venerdì 18 ottobre, ore 20) ad inaugurare il tour del film documentario Un milione di granelli di sabbia, che vede come protagoniste la psicoterapeuta Eva Pattis Zoja e le storie di bambini ucraini, yazidi e cinesi.
Diretto da Andrea Deaglio, il film mette al centro le possibilità offerte dal Sandwork espressivo, una terapia non verbale che permette di elaborare il trauma psichico ed esprimere ciò che il dolore ha reso indicibile. E proprio per il modo in cui queste esperienze vengono raccontate il regista riceverà al Beltrade il Mercurius Prize, attribuito da un comitato internazionale di psicoanalisti. A consegnare il premio a Deaglio sarà la psicoanalista Chiara Tozzi, direttrice artistica di Mercurius Prize, in un incontro che vedrà intervenire insieme al regista anche la stessa protagonista Eva Pattis Zoja e il dott. Enrico Ferrari, vicepresidente del CIPA – Centro Italiano di Psicologia Analitica.
Per il regista torinese si tratta di un ennesimo riconoscimento come documentarista, essendo già stato premiato in festival quali Cinéma du Reel, Docucity (Milano) e Cervino Cine Mountain, per citarne alcuni. Scrive Deaglio nelle note di regia: Durante una guerra, o una calamità naturale, si tiene il contro di morti, feriti e ricoverati in ospedale. I “feriti dentro”, i traumatizzati, non vengono considerati. Eppure i disturbi possono essere di estrema gravità: impossibilità di nutrirsi, dormire, provare sentimenti. Quando mi sono imbattuto nella storia della popolazione Yazida, nel 2014 brutalmente massacrata dai miliziani dell’Isis che lasciavano sopravvivere soltanto donne e bambini dopo torture e atrocità inenarrabili, una domanda era diventata urgente: come potranno tornare alla vita? Come si può superare un trauma così grande da essere in-immaginabile? E’ stato a quel punto che ho conosciuto la dottoressa Eva Pattis Zoja, psicoterapeuta che proprio con gli Yazidi metteva in pratica un approccio terapeutico innovativo, basato sulla sabbia, il silenzio e il gioco. E soprattutto sulle immagini, perché la Sandwork Therapy è una sorta di cinema in miniatura. La sabbia si comporta come un apparecchio di ricezione molto sensibile, che registra il minimo movimento con precisione, come se milioni di granellini fossero pronti a “origliare”. Attraverso le mani e gli oggetti in miniatura si dà al nostro inconscio ferito la possibilità di creare un’immagine. Ed è proprio quella a dare accesso a quel luogo interiore dove risiede il nostro maledetto trauma.
La guerra in Ucraina, la persecuzione contro gli Yazidi da parte dell’Isis e il devastante terremoto in Cina sono soltanto alcuni tra i contesti in cui il Sandwork Espressivo è applicato: questo metodo è diffuso anche in Italia e in molti altri paesi del mondo con bambini che hanno perso i loro cari a causa di calamità naturali, o con bisogni educativi speciali o disturbo da stress post-traumatico. Il documentario di Deaglio esplora parallelamente le radici di Eva Pattis Zoja, mostrando le connessioni tra il lavoro che l’ha resa un riferimento a livello internazionale e la storia personale della sua famiglia durante la Seconda guerra mondiale.
Un milione di granelli di sabbia include inoltre materiali d’archivio provenienti da diversi fonti, tra cui quello di Andy Rocchelli, fotoreporter e fotografo italiano ucciso nel 2014 in Ucraina insieme all’interprete e attivista Andrei Mironov mentre documentava le condizioni dei civili nel Donbass.
Il film, della durata di 64 minuti, è scritto da Andrea Deaglio e Stefano Zoja, prodotto da Matteo Tortone ed Enrico Giovannone per Malfé Film, con il contributo di IDM Film Commission Südtirol, Provincia Autonoma di Bolzano, Film Commission Torino Piemonte, International Association for Analytical Psychology, International Association for Expressive Sandwork, casa editrice Moretti & Vitali, Südtiroler Bildungszentrum.